Federludo si oppone al decreto che tasserà la solidarietà ed il mondo del volontariato.

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Federludo si oppone al decreto che tasserà la solidarietà ed il mondo del volontariato.

Il 15 dicembre 2021 la Camera dei deputati ha approvato il Decreto Fiscale (conversione del DL n. 146/2021) all’interno del quale, del tutto a sorpresa, è stata inserita una disposizione che va a gravare pericolosamente su tutto il mondo del Terzo Settore.
Nello specifico la norma in questione, che sarebbe dovuta entrare in vigore dal 1° gennaio 2022, avrebbe imposto alle Associazioni del Terzo Settore di essere assoggettate al regime Iva, anche laddove esse non svolgano attività commerciale o lucrativa, ed in particolare avrebbe obbligato le Organizzazioni di Volontariato e le Associazioni di Promozione Sociale che hanno conseguito ricavi annuali non superiori a 65mila euro (e che quindi interesserebbe una buona parte delle associazioni ludiche italiane), al regime sull’IVA forfettario equiparato a quello dei liberi professionisti.

L’entrata in vigore di questa norma obbligherebbe quindi le associazioni a sostenere costi di tenuta della contabilità Iva, oneri e ulteriori adempimenti burocratici, molto rilevanti ed impattanti sulle casse degli enti del volontariato.
Un settore costituito in Italia da 360 mila enti non profit, di cui ben 308 mila associazioni e circa sei milioni di volontari, che avrebbe avvertito il peso di questo provvedimento.
Ma non c’è soltanto il nodo Iva che in questo momento desta preoccupazione: un altro paradosso è che è stato aperto il registro unico del terzo settore (il famoso RUNTS), dove gli enti si dovrebbero iscrivere, ma senza la norma fiscale gli enti non sanno quale forma darsi rispetto alle proprie attività. In sostanza, il Terzo Settore si trova in un momento di incertezza e confusione da cui deve assolutamente uscire.

Per fortuna, grazie all’insistenza e alla forza dei numeri che il nostro settore è stato in grado di esprimere, è stata accolta una modifica alla manovra che rimanda di due anni la normativa che prevede il passaggio per le associazioni non profit da un regime di esclusione dell’imposta a uno di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci: in sostanza, quindi, si tratta di un rinvio al 2024 di questa spada di Damocle che grava sulla vita delle associazioni del no profit.

Federludo non può che unirsi alla voce degli enti del Terzo Settore, ed in particolare a quella levata dalla rappresentante del Forum Nazionale del Terzo Settore, Vanessa Pallucchi, facendo appello ai parlamentari, alle forze politiche ed al Consiglio dei Ministri affinché questa norma venga stralciata in maniera definitiva poiché costituisce una vera e propria minaccia al mondo del volontariato e, dal nostro punto di vista, introdurrebbe un pericoloso obbligo per le associazioni ludiche, che già per loro costituzione hanno budget molto ridotti ed hanno subito chiusure prolungate a causa delle misure anti-contagio imposte dai vari DPCM o sono state dimenticate e mai menzionate nei vari decreti per le riaperture.

Introdurre costi ed oneri organizzativi e burocratici ulteriori rischia di mettere definitivamente in ginocchio il settore del volontariato ludico (e non solo), che dovrebbe invece essere aiutato in quanto risorsa per la ripresa sociale, per combattere l’isolamento, la depressione e le altre patologie che il susseguirsi dei lockdown stanno provocando nella popolazione italiana, in particolare quella giovanile.

Il Terzo Settore è stato definito “Strategico” anche dal presidente Mattarella che ne ha sottolineato i valori di solidarietà e fratellanza, eppure questa norma giunge come una beffa dopo il danno della pandemia oltre che apparire appena dopo la costituzione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, allontanando ancora di più le associazioni dalle istituzioni, relazione che a nostro avviso è una sinergia fondamentale per il sostegno e la crescita del nostro paese.

Invitiamo quindi i parlamentari ed i tecnici governativi ad interrogarsi e mettere a confronto gli introiti netti che porterebbe questa norma alle casse dello stato e gli effetti positivi che invece avrebbe la sua eliminazione in termini di volontariato sociale, di sostegno alla popolazione, di aiuti solidali alla salute pubblica, all’educazione, alla didattica ed alla socialità, in una nazione provata da due anni di pandemia.