Il gioco non deve essere confuso con l'azzardo e le sue patologie

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Il gioco non deve essere confuso con l'azzardo e le sue patologie

Federludo chiede chiarezza semantica dopo il caso linguisticamente ambiguo del dibattito-evento milanese “Per fortuna non gioco”.

In seguito alla presentazione della locandina di “Per fortuna non gioco”, evento descritto nel sottotitolo del manifesto come “spettacolo teatrale e dibattito sulla ludopatia”, in programma presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano martedì 19 febbraio, Federludo esprime la propria perplessità sull’utilizzo fuorviante di termini come “gioco” e “ludopatia” nel tentativo di riferirsi invece all’azzardo e all’azzardopatia.

È opinione di Federludo che questa scelta terminologica, interpretabile come una finezza di natura semantica, possa nascondere invece alcune insidie di natura comunicativa, specialmente per i non addetti ai lavori. Di fatto, il messaggio che potrebbe erroneamente passare tra le righe è quello di un pericoloso postulato pressappochista secondo cui ogni forma generica di gioco possa essere di natura patologica.

Il nostro ruolo, in qualità di Federazione Italiana delle Associazioni Ludiche, è anche quello di promuovere, divulgare e difendere una corretta informazione che tuteli il mondo del gioco d’intelletto, secondo i principi della Carta dei Valori Ludici che abbiamo sottoscritto. Motivo per cui, a maggior ragione, ci sentiamo in dovere di segnalare opportune specifiche a chi ha lavorato alla comunicazione dell’evento “Per fortuna non gioco”. È opportuno sottolineare che in campo medico psichiatrico, come riportato nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, ci si riferisca con il termine “Gioco d’Azzardo Patologico” (GAP) a «quella sindrome legata all’attività in cui è messo a rischio qualcosa di valore nella speranza di guadagnare qualcosa di valore maggiore» (Singh et al., 2017). La terminologia GAP, anche secondo l’Accademia della Crusca (Torchia, 2013), è individuabile come termine tecnico per quello che nella lingua inglese viene tradotto come “pathologic gambling”. Di contro, sempre guardando oltre manica, i termini “game, gaming e play”, vengono utilizzati in connotazione positiva in risposta al GAP.

In Italia, in ambito giornalistico e comunicativo, si è ricorsi all’uso del termine “azzardopatia”, mentre a livello informativo è sorta confusione quando la parola “ludopatia” ha iniziato a essere usata erroneamente come sinonimo di GAP, quindi di “azzardopatia”. Che la questione sia divenuta problematica ce lo dimostra anche l’intervento di De Toffoli che, nel 2014, lanciava un appello, rivolto a giornalisti ed esponenti del mondo del gioco, affinché si facesse uno sforzo di chiarezza, utilizzando termini coerenti alle situazioni specifiche. «Nel nostro paese, la dizione formale gioco di azzardo patologico si è trasformata nel più sintetico ludopatia, coerentemente con uno slittamento dal termine gioco d´azzardo al semplice gioco, favorito da chi, col gioco d´azzardo, lavora. Pensiamo sia importante, anche nel linguaggio che usiamo tutti i giorni, mantenere la distinzione e proponiamo di adottare il termine azzardopatia. Riteniamo che l´uso del vocabolo ludopatia possa essere addirittura dannoso, camuffando il gioco di azzardo patologico dietro un termine emotivamente accettabile. Riteniamo che l´uso della parola azzardopatia, parimenti sintetico e pratico, sia più corretto e la sua diffusione ancora possibile».

Dunque Federludo non critica né la natura e la bontà dell’iniziativa patrocinata dall’Ateneo e dal Comune di Milano, né il lavoro e la professionalità di chi porterà in scena lo spettacolo teatrale dopo il dibattito, bensì il mancato sforzo di fare chiarezza sulla terminologia utilizzata in fase di promozione dell’iniziativa. Come Federazione crediamo che le parole siano importanti, specialmente in un contesto sociale in cui l’immediatezza d’informazione sembra prominente rispetto alla sua qualità. Altresì riteniamo che la sola immagine di locandina dell’evento, senza l’uso di una terminologia appropriata, non renda giustizia al fine ultimo dell’iniziativa.

In conclusione, nel ribadire la nostra posizione in sostegno del gioco come potente veicolo di socialità, convivialità, di lotta all’isolamento e alla depressione, di parificazione delle differenze di qualunque genere, di uguaglianza e, non ultimo, di contrasto all’azzardopatia, ci auguriamo che in sede di evento, in apertura di dibattito tematico, venga accolta dal moderatore e dagli ospiti presenti il nostro appello al rispetto della parola “gioco” e all’uso più corretto e appropriato del termine “azzardopatia”.

Per questo, non ci resta che ribadire a gran voce “Per Fortuna Noi Giochiamo!”